di Pietro Spataro
Queste storie sono semplici storie italiane. Scene di vita quotidiana come ce ne sono tante, basta solo cercarle. E poi raccontarle, uscendo dal cliché del Palazzo che parla di se stesso, come se il mondo girasse attorno alle solite parole. A Natale è duro viverle, certe storie. Perché si sente di più il peso della solitudine e dell'ingiustizia che corrodono come il male, più del male. Trascorrere Natale in un letto di ospedale è una brutta esperienza. Se poi devi subire ostacoli e assurdità della sanità diventa insopportabile. Ma lì, dentro il vortice di rabbia e di impotenza, si misura la lontananza della politica.
Un'avvertenza: nomi e luoghi sono di fantasia solo per il rispetto dei malati e dei loro familiari.
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Michele ha 84 anni e molto spesso non ricorda il suo nome. Ha l'Alzheimer, una malattia tremenda che cancella la memoria. Era un uomo vivace fino a poco fa, lavorava nello studio di un commercialista e sapeva farsi la dichiarazione dei redditi. Leggeva il giornale - questo giornale- tutti i giorni. Ora è nel letto di un ospedale per una infezione urinaria. Soffre. E poi dorme, perché i farmaci lo «buttano giù». Ha due figli che si sono divisi i compiti. Lei ci va al mattino, lui alla sera: lo aiutano a mangiare perché non ce la fa, gli devi spiegare ogni passo. Ma insistendo si riesce anche a farlo mangiare da solo. In questo ospedale, dove il personale è gentile, i pasti arrivano freddi. Se chiedi spiegazioni vedi cadere le braccia: non abbiamo la cucina, i pasti vengono da fuori, ci dispiace. Non è colpa loro. Ma provate a far mangiare una minestrina ghiacciata a un anziano con lo sguardo sofferente.
Piccoli problemi. Perché, mentre ci si arrangia come si può, si scopre dai tg e dai giornali che il problema dei problemi in Italia oggi è fare il «partito dell'amore» contro il «partito dell'odio». Sono giorni febbrili, non si parla d'altro che del Dialogo. E delle sue condizioni. E delle sottocondizioni per fissare le condizioni. Si individuano le «bozze», la uno, la due o la tre. Poi spunta la parolaccia: inciucio. Ma quale inciucio, questo è confronto. Ma quale confronto, questo è baratto.
Spegni la tv, chiudi il giornale. Michele oggi non risponde ai richiami. Ha lo sguardo sperso, non riconosce i familiari. Ma il medico dice che bisogna farlo muovere perché altrimenti, immobile nel letto, non camminerà più. Si chiede se c'è un fisioterapista. Un fisioterapista? Il personale è ridotto, ci dispiace. Si può lasciar correre con il rischio che Michele non si alzi più? No, allora ci si arrangia: pagando. Si trova un bravo fisioterapista che lo rimette in piedi.
Piccoli problemi. Perché mentre Michele sta ritto si scopre dai tg e dai giornali che il problema dei problemi in Italia oggi è il Diavolo. Si può dare del diavolo a Berlusconi? Certo che no, è la fabbrica dell'odio. Certo che sì, mica è un'offesa. In queste condizioni, avvertono i profeti, il Dialogo non va.
Spegni la tv, chiudi il giornale. Il fisioterapista chiede se c'è un deambulatore per aiutare Michele. Sì, è stato avvistato, è un po' malandato ma che importa. Sembra una grande vittoria, ma non lo è. Ci vogliono i sottoascellari perché senza non si può. I sottoascellari? L'unico deambulatore che abbiamo è quello, i sottoascellari si sono rotti e non sono stati ricomprati, ci dispiace. Ma non si può farne a meno. E quindi ci si riarrangia: pagando. Ora Michele se ne va contento per il corridoio che è una bellezza.
Piccoli problemi. Come sono piccoli i problemi di Giuseppe che rischia di perdere la vista perché gli hanno sbagliato l'intervento e se ne sta buttato nel suo letto in attesa di uscire almeno per Capodanno. O quelli di Leandro, rimasto vedovo da due anni, solo e depresso, colpito da un collasso, che si rifiuta di mangiare per protesta contro il mondo intero. O quelli di Felice che è morto d'infarto proprio mentre i figli e la moglie erano fuori in attesa dell'orario di ingresso: s'è seduto sul letto e si è accasciato. O quelli di Angelo che era ricoverato in un altro ospedale ma c'era troppa gente che non ci si poteva alzare perché i letti erano attaccati uno all'altro, e lo hanno trasferito qui.
Ma dobbiamo stare tranquilli, dicono tv e giornali. Perchè il premier assicura che il 2010 sarà «l'anno delle riforme». E le farà, eccome: il 67% degli italiani, calcola, è con lui contro la «compagnia del disfattismo». La ministra Prestigiacomo vuole che le riforme non solo si facciano, ma «insieme con amore». Poi spunta Noemi, la ragazza di «papi»: ha cambiato look, ci informano, ora si presenta coi capelli «rosso ramato». Pensa tu, anche lei l'avrà fatto con amore: Amore: che bella parola a sentirla da un letto d'ospedale
Ma sì, fortunato Michele. Che con uno sguardo senza memoria alla fine chiede: «Berlusconi? Ma chi è 'sto Berlusconi?».