di Pietro Spataro
Troppe cose sono andate per il verso giusto sabato in Piazza del Popolo per non suscitare il timore che prima o poi si ricominci cdaccapo, belli e divisi. E' un timore, solo un timore. Sicuramente alimentato dall'ansia di ritrovare un popolo che sappia imboccare la strada giusta e una sinistra che la smetta di guardarsi nell'ombelico e sia invece pronta a farsi avanti. La manifestazione è stata questo: una bella prova di maturità, di coraggio e di responsabilità. Pierluigi Bersani nell'intervista che gli ho fatto sull'Unità aveva trovato una parola significativa: solare. Sarà una manifestazione solare, aveva detto. Poi, per scaramanzia, per paura che il tempo giocasse un brutto scherzo l'ha corretta all'ultimo minuto con gioiosa. Però oggi, dopo quella piazza colorata e unita, la parola "solare" è quella giusta. Nessun astio, nessuno slogan fuori tono, niente urli. Una partecipazione serena come non si vedeva da tempo. Una bella voce.
I leader sul palco hanno rispecchiato questo clima. Bersani, Di Pietro e Vendola hanno pronunciato tante volte la parola unità. E la parola ricostruire dalle macerie. Hanno mostrato una compattezza invidiabile. Altre volte, però, è andata così e poi nel corso delle settimane e dei mesi si sono ritrovate le vie della divisione e della separazione. Sarà così anche questa volta? Anche questa volta la sinistra perderà l'occasione di riuscire a interpretare il bisogno di cambiamento che sale dal paese?
Abbiamo l'impressione che non sarà così. Sentiamo che il "Di Pietro responsabile" che ha evitato accuratamente ogni accento anti Napolitano durerà più di quanto si possa immaginare. Si sta aprendo una fase nuova, difficile e tumultuosa, che richiederà un'alleanza solida e combattiva. Se alle regionali del 28 marzo la sinistra conquisterà la maggioranza delle Regioni, nel centrodestra si aprirà sicuramente un periodo di conflitti interni e di guerra per bande dagli esiti imprevedibili. Già se ne intravedono i contorni: i colonnelli che scalpitano e si colpiscono a vicenda, Fini che prepara una Fondazione che già sembra un partito, Tremonti che si è chiuso in uno stranissimo silenzio. E Bossi che assume stranamente toni meno bellicosi con l'intento forse di prendersi una parte consistente del pacchetto di voti che il Pdl rischia di perdere.
Se lo scenario è questo, a sinistra bisogna stare svegli. Non farsi travolgere dagli interessi di bottega, un punto percentuale in più o in meno, ma pensare in grande al 2013. All'occasione di toglierci di mezzo un premier scredidato e ormai suonato. Il nostro invito è questo e lo rivolgiamo a tutti, a Bersani, a Di Pietro, a Vendola che al momento sono i leader che meglio possono interpretare l'aria nuova: il futuro è nelle vostre mani. Nelle nostre mani. Il popolo democratico vi ha dato un nuovo mandato. Fate di tutto per evitare che si penta di nuovo.