di Pietro Spataro
Ora che si dirada la polvere della battaglia si può vedere il disastro lasciato sul campo dai "guerrieri della verità". Sul corpo di Eluana, violentato dal male e straziato dalle polemiche, si è combattuta una guerra per la supremazia personale. Resteranno ferite profonde che cambieranno il corso dei prossimi mesi. Berlusconi ha compiuto lo strappo più violento colpendo le fondamenta del sistema costituzionale e lo ha fatto usando il tema drammatico della vita e della morte. Ci lascia, così, cumuli di macerie.
Il primo riguarda i rapporti tra governo e Quirinale e il tentativo di ridimensionare il ruolo del Presidente della Repubblica. La sfida a Napolitano, prima con il decreto e poi con il disegno di legge, rischia di disarticolare uno dei gangli vitali dell'assetto Stampa: basta con le «cappe istituzionali», devo lavorare «senza intralci». Quindi, il Capo dello Stato diventa un intralcio di cui liberarsi. Non uno dei poteri («magistrato di persuasione e di influenza», come dissero i costituenti) del sistema istituzionale.
Il secondo cumulo di macerie è nell'uso privatistico del Parlamento. In questi giorni è stato compiuto un vero sequestro delle Camere e il premier ha annientato la sovranità parlamentare. Non è la prima volta che le Camere vengono ridotte a organi di ratifica, umiliate da continui voti di fiducia e dall'abuso dei decreti.
Il terzo cumulo è nella distruzione della separazione dei poteri. Che riguarda certo Quirinale e Parlamento ma tocca anche la Magistratura. Non si tratta di una novità, la guerra di Berlusconi ai giudici è una costante. Ma l'altra sera, a Ballarò, il ministro della Giustizia Alfano ha sostenuto addirittura che «Eluana è morta per sentenza» alzando di molto il livello dello scontro. Un altro potere, anch'esso assai delicato, viene così messo pesantemente in dubbio.
Infine l'ultimo mucchio di macerie riguarda i rapporti Stato-Chiesa. Le Monde ha scritto ieri che il Vaticano ha «invaso l'Italia». E Gustavo Zagrebelski che oggi la politica è «succube della Chiesa e del suo dogmatismo». Eppure più di 60 anni fa si era detto Stato e Chiesa «indipendenti e sovrani».
È questo il panorama politico che è davanti a noi dopo la «guerra di Udine». Un panorama devastato, un orizzonte minaccioso. Ma allora siamo sicuri che non sia utile mettere insieme le forze per fermare lo scempio? Siamo sicuri che coltivare le proprie identità (un corteo del Pd qui, un sit-in della sinistra radicale là, un altro dell'Idv lì) sia la strada giusta? Noi pensiamo che questo sia il tempo dell'unità. Per difendere la Costituzione, che rischia davvero di diventare polvere per volontà di un Cavaliere Distruttore.
Ps. Il titolo di questo blog, Giubbe Rosse, è così evocativo che molti sicuramente ci troveranno un riferimento politico e questo ovviamente non ci dispiace. Ma per onestà dobbiamo dire che l'idea nasce pensando a un famoso Caffè di Firenze dove amavano riunirsi poeti e scrittori a discutere di arte e letteratura, della vita, del presente e del futuro. Come quello, anche questo è uno spazio di dialogo. Quindi: avanti, l'ingresso è libero.