di Pietro Spataro
Il "popolo viola" ha conquistato Roma. Chi lo avrebbe detto che quattro "gattocomunisti", come li chiama scherzosamente Clara Sereni su Facebook, sarebbero riusciti in un'impresa così grande e così bella. Dalla volatilità del web è nata una bella politica fatta di slogan freschi, di facce pulite, di tanti ragazzi con la testa sulle spalle e gli occhi rivolti al futuro.
Ieri sono stato in piazza. Ho sfilato insieme a tante persone. Ho ascoltato le loro parole, i dubbi, le domande, le incazzature. E mi sono fatto queste idee:
1. C'erano i giovani. Questo popolo porta nella politica idee nuove, generosità, allegria e nessun rancore. Questi elementi erano visibili soprattutto nelle facce dei giovani che erano tantissimi: dai tredici ai trent'anni, bandiera, cartelli e striscioni per dire: ci siamo, dateci un'altra Italia.
2. C'erano tanti lavoratori. Quella Italia reale che fatica, soffre, paga la crisi, è disoccupata, inoccupata, precaria. Dai lavoratori dell'Alitalia messi fuori per far nascere la Cai ai precari della scuola cacciati dalla Gelmini, dal ferroviere che guadagna 900 euro per lavorare 12 ore a chi lavora nelle aziende ceramiche in crisi. E i pensionati che con pochi spiccioli devono svoltare il mese.
3. C'erano quelli che non sono poveri e anche se hanno il portafoglio pieno sono convinti che Berlusconi stia rovinando il Paese. Quelli che ti dicono: non sopporto la prepotenza e la volgarità. Oppure: siamo nel fango fateci uscire.
4. C'erano i partiti. Alcuni c'erano un po' troppo con le loro bandiere e i loro striscioni mentre i "ragazzi viola" avevano chiesto di andare senza bandiere. C'era nonostante tutto anche il Pd con i suoi rappresentanti (Rosy Bindi in testa) ma soprattutto con i suoi elettori. Dentro il corteo erano migliaia e migliaia quelli delle primarie, delle elezioni, della voglia di cambiare. Qualcuno dovrà ascoltarli.
La conclusione: che fine farà questo bel "popolo viola"? Speriamo che continui a farsi sentire, che animi il web e le nostre città. Ma questa bella manifestazione lancia una sfida al centrosinistra e al Pd. In Italia c'è tanta gente che non vive di solo e semplice antiberlusconismo ma vuole un'altra scena, un altro Paese dove vivere. Restare prigionieri del duello partiti-società civili, antiberlusconiani sì o no, non porta da nessuna parte. Raccogliamo la vitalità della piazza. Da domani è un altro giorno per portare la voce di quei ragazzi nei Comuni, nelle scuole, in Parlamento.
Di una cosa siamo sicuri dopo aver vissuto la giornata di sabato: vince chi saprà parlare a quelli che lungo le strade di Roma hanno chiesto un'Italia pulita libera e democratica. Un'Italia fondata sul lavoro.