di Pietro Spataro
Ma nelle vene del Pd scorre il sangue del ventunesimo secolo?». Se lo chiedeva Giuliano Amato qualche giorno fa in un'intervista a questo giornale. Voleva dire che non basta solo «fare come la Lega», conquistare i territori e stare dentro i problemi del paese. Certo, serve anche questo. Ma occorre poi quel sangue nuovo che fa di un partito una forza nazionale che ha una sua idea del mondo e dell'Italia e che sia capace di renderla percepibile agli elettori.
Giusto, ma come si fa In che modo si può riuscire a rivitalizzare un organismo che, nonostante gli sforzi, ancora soffre e che spesso è in stato di affanno? Non è semplice ovviamente. Ma basta farsi un giro nella periferia del Paese per accorgersi che sono tanti i «globuli rossi» che restano chiusi in magazzino e che non aspettano altro che essere messi in circolo. Si tratta di ragazze e ragazzi, di giovani e meno giovani e anche di qualche anziano che esprimono una vivacità politica e una freschezza che troppe volte restano represse nello spazio locale. Non sono quelli che, con un'immagine efficace, il nuovo presidente della Toscana Enrico Rossi ha definito i «fighetti». È invece gente che ha passione, idee, coraggio. Che fatica, si sporca le mani e ci mette la faccia. E che aspetta di essere riconosciuta dalla politica per darsi da fare ancora di più e meglio.
Prendiamo Lecco profondo Nord. È stato un caso nazionale: la Lega battuta in casa da un candidato pulito e con le idee chiare che è riuscito a mettere sottosopra una città addormentata dalle camicie verdi e gli ha ridato una speranza. Virginio Brivio è diventato sindaco soprattutto per questo, perché dietro di lui c'erano alcune belle bandiere della società. Tanti ragazzi, a cominciare da Chiara, giovane esponente del Pd che la città l'aveva nelle mani, conosceva la sua gente e le sue ansie. Oppure donne forti e coraggiose come Anna e Maria Grazia che con la loro associazione «Les cultures» la Lega l'hanno contrastata ogni giorno, nella vita quotidiana, difendendo il diritto all'integrazione contro i bassi istinti razzisti.
Le stesse storie le abbiamo incontrate in altre zone dell'Italia. A Taranto, dove Alessia e Nino cercano di «dare respiro» a una città soffocata dall'inquinamento con la loro associazione «Altamarea» e che chiedono alla sinistra di parlare con voce chiara di questi problemi.
A Salerno, dove Moussa Thiam, lontano migliaia di chilometri dalla sua famiglia, guida la comunità senegalese alla ricerca di una convivenza più dignitosa.
Nella cittadella della Fiat, a Pomigliano d'Arco, dove il parroco don Aniello Tortora è ogni giorno dalla parte degli operai in difficoltà e incita la chiesa «ad alzare la voce e difendere il lavoro» e la politica a non abbandonare i più poveri. Oppure a Terni dove Linda, insieme a un bel gruppo di ragazzi e ragazze, gestisce il sistema museale con innovazione e vuole che si scelga «la qualità e non la mediocrità". E a Empoli, nella rossa Toscana, dove Brenda, che ha 29 anni, guida il Pd con il coraggio e l'intelligenza che spesso solo le donne sanno esprimere ed è un punto di riferimento per tutti, vecchi e giovani.
Sono solo piccole storie di periferia. Ma questo è il volto di un'Italia che purtroppo resta nascosta sottotraccia, non appare nei talk show, non finisce sui giornali e non fa notizia. Sono persone lontane dai palazzi della politica che offrono un'immagine ricca, sincera e nuova in un paese soffocato dai venti della crisi, dell'egoismo e del populismo. Linda, Brenda, Nino e tutti gli altri: sono quelli che ogni giorno, casa per casa e piazza per piazza, cercano faticosamente di dare un'idea pulita della politica. Ascoltano i cittadini, protestano, si battono. Interpretano un bisogno di comunità che da Roma nessuno vede.
Il Pd e il centrosinistra hanno questo patrimonio umano che attraversa l'Italia dal Sud al Nord e non sempre se ne accorgono. Insomma, dalle città arriva un segnale: se le voci, la passione e le idee di queste donne e di questi uomini entreranno nella sinistra potranno portare quel «sangue nuovo» di cui parla Giuliano Amato. A volte la soluzione è più a portata di mano di quanto si possa immaginare. Basterebbe solo aprire porte e finestre e far entrare l'aria nuova che sta fuori dalle stanze chiuse e che aspetta di farsi vento.