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Giovani, prendetevi il Pd

di Pietro Spataro

"La prima, essenziale, semplice verità che va ricordata ai giovani è che se la politica non la faranno loro rimarrà appannaggio degli altri». Ci è venuto in mente Enrico Berlinguer mentre guardavamo le facce dei ragazzi che il Pd toscano ha messo in prima linea nell'esecutivo regionale. Certo, quella frase è del 1982 ed eravamo in un'altra epoca, nella quale le grandi battaglie ideali trascinavano da una parte e dall'altra e fare politica voleva dire compiere una scelta di vita. Però la storia è sempre la stessa. Se i giovani non si mettono di mezzo, poi decidono gli altri. E gli altri sono sempre i soliti altri. Quelli che calcano le scene da trenta-quarant'anni e hanno spesso più a cuore il proprio destino personale che quello delle proprie idee.
Non vogliamo essere ingenui, né farci prendere da facili entusiasmi. Vogliamo misurare il passo, vedere dove conduce il sentiero imboccato in Toscana. La scelta di mettere il Pd nelle mani di gente che ha un'età media di 41 anni, alcuni sotto i trenta, è una sfida complicata e anche rischiosa. Perché le promesse poi vanno mantenute e tante volte, anche recentemente, abbiamo visto ragazzi di belle speranze salire sul podio e poi scendere senza lasciare tracce. Spesso la fama è stata il frutto solo di azzeccate apparizioni mediatiche. Quindi: non ripetiamo l'errore.

Nel gruppo dirigente che il segretario del Pd toscano Andrea Manciulli s'è messo accanto, però, c'è poco di mediatico e tanto di fatica, sudore e suole consumate nelle strade delle città. Tanto per fare due nomi: Marco Ruggieri, che ha 36 anni, lavora come turnista alla Enipower e dirige il partito di Livorno e Brenda Barnini che ne ha 29 ed è segretaria del Pd di Empoli. Due giovani che vivono e lavorano dentro le difficili storie di questa Italia bruciata dalla crisi. Ha detto il primo in un'intervista a «l'Unità Toscana»: «Ora basta farci del male, basta autolesionismo». Ha aggiunto la seconda, usando una bella immagine: «Sogno un partito facile che riesca ad appassionare». Cose semplici che dovrebbero essere il minimo comun denominatore di un partito. La speranza, allora, è che questa carica positiva dalla Toscana si estenda e travolga il Pd in tutta Italia. I giovani, però, non possono più cavarsela, da Palermo a Bolzano, nascondendosi dietro i grandi solo per avere uno strapuntino e poi urlare contro la gerontocrazia. Si mettano in gioco, spezzino le burocrazie e gli inutili riti, si prendano il potere. Altrimenti resteremo vittime o dei soliti noti oppure del primo «fighetto» che sceglie il miglior consiglio per l'acquisto.

pspataro@unita.it


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