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E se finisce Berlusconi?

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di Pietro Spataro

 

Diciamo la verità: Berlusconi l'abbiamo dato per finito una quantità inimmaginabile di volte e lui si è sempre rialzato, gagliardo più di prima, potente più di prima, spavaldo più di prima. Che cosa inventerà questa volta è difficile capirlo. Ma i guai sono grossi e non sarà facile rimuoverli con un colpo di teatro. Non basterà un altro predellino dopo aver cacciato Fini e i suoi dal partito chiedendo il licenziamento del presidente della Camera come se il Parlamento fosse una sua azienda. Ormai sono troppi gli ingombri: due ministri e un sottosegrerario fatti fuori nel giro di un mese, un altro viceministro indagato, il capo della protezione civile sotto inchiesta, la cricca che s'aggira nei corridoi del Palazzo, la nuova P2 che agisce informando dettagliatamente il "Cesare" di Palazzo Chigi, una manovra economica che fa paura a troppi, la condanna di Dell'Utri, la Lega scalpitante. E Fini, appunto. Il presidente della Camera si è spinto così oltre che sarà difficile che torni nell'ovile di sempre. La rottura ormai è insanabile, si preparano gruppi parlamentari autonomi. Insomma il Pdl non esiste più, il governo impiega il suo tempo a leccarsi le ferite e ad aggiustare i suoi guai piuttosto che a pensare a quelli degli italiani. L'impressione è che siamo ormai agli ultimi giorni dell'impero che ha affondato le sue fondamenta sulle sabbie mobili del malaffare, dell'autoritarismo e del disprezzo per le regole democratiche.

Quanto durerà il tramonto? Nessuno sa dirlo. Potrà essere lungo quanto volete ma il declino dell'astro Berlusconi è al punto di non ritorno e la resa dei conti con Fini è la dimostrazione di una crisi lacerante. Qualcuno si chiede: e quando non ci sarà più Berlusconi? Che cosa resterà tra le macerie? E chi penserà a ricostruire? Come? Domande legittime che danno all'opposizione una responsabilità enorme. Non è tempo di giochetti, di trattative segrete. E' il tempo del coraggio e della chiarezza. Diteci che cosa volete fare per salvare il paese: quale manovra, quale legge elettorale per un parlamento di eletti e non di nominati, quale Rai libera, quale informazione pluralista. Diteci che cosa volete farne degli operai di Pomigliano e di tutti quei precari che vagano nelle strade dell'Italia. Diteci come pensate di fermare l'orrenda guerra sul lavoro che fa più morti che in combattimento. Diteci in che modo volete ridare il potere al Parlamento contro i voti di fiducia e i decreti a raffica. Diteci, insomma, come volete far tornare l'aria fresca di una democrazia che funziona. Questo vogliamo sentire dall'opposizione. E vogliamo che lo sentano gli italiani che non arrivano alla fine del mese e non sanno come mantenere i figli agli studi. Non abbiamo bisogno dei grandi strateghi, di quelli che si divertono al risiko del Palazzo. Vogliamo un centrosinistra di cui ci si può fidare e al quale affidare le sorti del Paese. Ma fateci sentire che non tutto è perduto e che avete la forza di far prevalere l'ottimismo della volontà contro il pessimismo dell'intelligenza. Parole di un certo Antonio Gramsci che di dittatture se ne intendeva abbastanza.

pspataro@unita.it


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