Il rispetto per le istituzioni ormai è diventato un optional nel fantastico mondo di Berluscandia. Il premier è addirittura capolista a Milano alle amministrative e fa campagna elettorale sparando contro giudici e comunisti. Il ministro dell'interno, il leghista Roberto Maroni, se ne va a Bologna a sponsorizzare il loro Manes Bernardini e non solo se lo porta in giro tra prefettura e incontri con i poliziotti, ma dice addirittura che, se lui dovesse diventare sindaco, gli confezionerà un bel patto per la sicurezza di Bologna. Se invece vince Virginio Merola che si arrangi.
Un altro ministro, Umberto Bossi, sempre a Bologna e sempre sponsorizzando il loro padano, fa un comizio e accarezza la proposta di spostare lì qualche ministrero. Giulio Tremonti in versione leghizzata se la prende con Merola perché ha un cognome di origine napoletana e arriva persino a dire che se vince porterà Alì (cioè un negro!) a Palazzo d'Accursio. Ignazio La Russa fa il filo alla Moratti e canta insieme con lei.
Volendo si può continuare. Ma basta per capire che gente abbiamo al governo. Stiamo parlando di un premier, ministri di Interno, Difesa, Economia, Riforme, dicasteri pesantissimi. E questi signori si trasformano in perfetti agit prop dimenticando che quando uno fa il ministro o il presidente del consiglio lo fa per tutti gli italiani e non solo per una parte. E che lo faccia il ministro dell'Interno che, come si sa, ha la responsabilità del corretto svolgimento delle elezioni è un'ulteriore aggravante e fa sorgere anche qualche sospetto sulla sua imparzialità.
Insomma, sono propagandisti di regime che usano le istituzioni per fini personali e di partito. Già lo sapevamo ma questa è un'altra prova. C'è un solo modo per liberarci da questi signori: alle elezioni diamogli una bella lezione.