Nella vita pubblica, come si sa, pochi sanno esercitare l'arte di uscire di scena. Soprattutto in Italia è pieno di gente che resiste aggrappato alla poltrona, al seggio o alla seggiola e che ritiene di essere, sempre e in eterno, indispensabile e insostituibile. Negli altri paesi, come abbiamo visto e vediamo, le cose vanno diversamente: Kohl è uscito di scena, Shroeder è uscito di scena, Blair è uscito di scena, Chirac è uscito di scena, Zapatero sta per uscire di scena, Clinton è uscito di scena. Qui da noi no. E questo accade perché il nostro personale pubblico è contagiato da un egocentrismo sfrenato, da un'immensa considerazione di sé, dalla convinzione di essere sempre e comunque al centro del mondo. Eppure un po' di sana umiltà basterebbe a cambiare le cose: servirebbe un'intelligenza disinteressata o la capacità di guardare all'interesse generale piuttosto che a quello personale e privato, avere inoltre lo scatto giusto per capire quando è utile e produttivo per tutti che si lasci la scena e si passi il testimone. Bossi e Berlusconi fanno parte del gruppone degli incapaci di uscire di scena. Sono lì il primo da più di vent'anni e il secondo da un po' di meno e hanno resistito legati ai loro cliché, ai loro tic, ai loro frasari e alle loro strategie mentre attorno il mondo cambiava vertiginosamente, crollava il muro di Berlino e il mondo diviso in blocchi, i paesi venivano governati dalla sinistra e poi dalla destra e poi dalla sinistra. Sono cambiati i leader del mondo, quelli dell'economia e della finanza, in Italia sono morti e nati tanti partiti, la sinistra ha cambiato un certo numero di segretari. Loro lì, a recitare la stessa scena. Oggi, Bossi e Berlusconi, sono come quei vecchi attori che anche a una certà età fanno avanspettacolo e ripetono sempre le stesse battute, si fanno da spalla con le solite gag e non si rendono conto che il tempo è cambiato e quel che funzionava vent'anni fa non funziona più. Ci vorrebbe qualcuno che fosse in grado di farglielo capire. Servirebbe, per esempio, una nuova figura: il Grande Usciere. Quello che, a un certo punto, quando lo spettacolo diventa patetico e il pubblico non c'è più, apra la porta e dica all'inamovibile di turno: prego, si accomodi, la festa è finita.
Nella vita pubblica, come si sa, pochi sanno esercitare l'arte di uscire di scena. Soprattutto in Italia è pieno di gente che resiste aggrappato alla poltrona, al seggio o alla seggiola e che ritiene di essere, sempre e in eterno, indispensabile e insostituibile. Negli altri paesi, come abbiamo visto e vediamo, le cose vanno diversamente: Kohl è uscito di scena, Shroeder è uscito di scena, Blair è uscito di scena, Chirac è uscito di scena, Zapatero sta per uscire di scena, Clinton è uscito di scena. Qui da noi no. E questo accade perché il nostro personale pubblico è contagiato da un egocentrismo sfrenato, da un'immensa considerazione di sé, dalla convinzione di essere sempre e comunque al centro del mondo. Eppure un po' di sana umiltà basterebbe a cambiare le cose: servirebbe un'intelligenza disinteressata o la capacità di guardare all'interesse generale piuttosto che a quello personale e privato, avere inoltre lo scatto giusto per capire quando è utile e produttivo per tutti che si lasci la scena e si passi il testimone. Bossi e Berlusconi fanno parte del gruppone degli incapaci di uscire di scena. Sono lì il primo da più di vent'anni e il secondo da un po' di meno e hanno resistito legati ai loro cliché, ai loro tic, ai loro frasari e alle loro strategie mentre attorno il mondo cambiava vertiginosamente, crollava il muro di Berlino e il mondo diviso in blocchi, i paesi venivano governati dalla sinistra e poi dalla destra e poi dalla sinistra. Sono cambiati i leader del mondo, quelli dell'economia e della finanza, in Italia sono morti e nati tanti partiti, la sinistra ha cambiato un certo numero di segretari. Loro lì, a recitare la stessa scena. Oggi, Bossi e Berlusconi, sono come quei vecchi attori che anche a una certà età fanno avanspettacolo e ripetono sempre le stesse battute, si fanno da spalla con le solite gag e non si rendono conto che il tempo è cambiato e quel che funzionava vent'anni fa non funziona più. Ci vorrebbe qualcuno che fosse in grado di farglielo capire. Servirebbe, per esempio, una nuova figura: il Grande Usciere. Quello che, a un certo punto, quando lo spettacolo diventa patetico e il pubblico non c'è più, apra la porta e dica all'inamovibile di turno: prego, si accomodi, la festa è finita.