Ci avevano spiegato - ministri, sottosegretari e perfino Confindustria - che se si fossero tassati i capitali esportati illegalmente e poi rientrati con lo scudo si sarebbe violato il patto che lo Stato aveva sottoscritto con i soggetti interessati. In sostanza ci avevano spiegato che le istituzioni avrebbero perduto la loro credibilità se avessero deciso di far pagare gli evasori perché lo scudo fiscale prevedeva alcune precise norme che non potevano essere modificate ex post. Non è che eravamo tanto convinti perché la proposta del Pd non modifica per nulla il combinato della legge ma prevede solo il pagamento di una tantum del 15% su capitali che avrebbero dovuto pagare se fossero rimasti in Italia più del 40% e invece hanno pagato solo il 5.
Bene, quel patto il governo ha deciso di non toccarlo. Lasciamo stare le motivazioni e le polemiche. Ma adesso s'impone una domanda: decidere ex post che il periodo di servizio militare e il riscatto degli anni di università non avranno alcun valore ai fini del calcolo dell'età pensionabile non è una vergognosa, indecente violazione di un patto? Chi ha fatto il servizio militare non solo ha dedicato un anno (obbligatorio) allo Stato ma in molti casi ha dovuto rinunciare, se era già al lavoro, a un anno di stipendio. E chi ha deciso di riscattare gli anni di università ha sborsato decine di migliaia di euro e ora si ritrova con quattro, cinque o anche più anni in meno nel calcolo della propria età previdenziale. Morale della storia: chi viola la legge e non paga le tasse viene premiato, chi assolve ai suoi doveri viene punito. Ci pare la summa della filosofia berlusconiana.