di Pietro Spataro
Arianna ha 28 anni, è la segretaria del circolo Anagnina, profonda periferia di Roma. E’ una che non le manda a dire. E infatti accusa il Pd di essere preda del correntismo, delle piccole caste, addirittura di usare metodi mafiosi. “Qualcuno mi ha detto – ha spiegato durante il congresso – se ti metti sotto la mia protezione…”. Arianna vuole un partito bello e pulito, nel quale si faccia politica all’aria aperta, che stia tra la gente, che sappia quel che vuole e dica con chiarezza ciò che pensa. Un partito laico e del lavoro. Chissà quante Arianne ci sono in giro per l’Italia. Persone perbene, belle e tenaci, che cercano di mandare avanti un partito che invece nei palazzi di Roma è sempre bloccato in mille pantani. Un partito che un giorno è alle prese con il “caso Calabria” dove, si denuncia, ci sono irregolarità nelle votazioni dei congressi. Un altro giorno è alle prese con le spese per i manifesti per le primarie. E l’altro ancora sotto l’onda dei teodem ricomincia a discutere che cosa vuol dire essere laici davanti ai temi cosiddetti sensibili. Insomma un bel pasticcio. Se il Pd non vuole perdersi per strada tutte le Arianne d’Italia deve diventare un partito adulto. E dunque deve impedire che si compiano porcherie nei congressi mobilitando comitati di garanzia che accertino con rapidità e, nel caso, intervengano con determinazione cacciando chi usa metodi illegali. Deve smetterla di darsi addosso sulla questione morale (i candidati l’un contro l’altro armato) ma accertare se ci sono casi ed eliminarla la questione morale dal Pd. Infine deve decidere quali sono le sue posizioni sui temi più importanti e deve farlo con chiarezza, usando lo strumento del referendum tra gli scritti e non ammettendo giochetti di corrente. Deve infine aprire porte e finestre affinché tutte le Arianne abbiano la possibilità di farsi vedere, dire la loro e magari contare un po’ di più in un partito che invece rischia di rimanere ingessato.