"Mi auguro che si trovi un modulo più costruttivo di discussione". Lo dice Giorgio Napolitano a proposito della situazione della Fiat. E' un'affermazione forte perché rilancia a Marchionne e ai sindacati il tema del dialogo. Il presidente ha anche aggiunto che il problema della produttività esiste ma non dipende solo dai lavoratori ma dal grado di innovazione e di iniziativa delle aziende. E' l'indicazione di un percorso che ormai, in ogni luogo, si sta perdendo in Italia. Dalla scuola al lavoro, dalla sanità al welfare, dal federalismo alla giustizia c'è chi (soprattutto in casa governativa) preferisce lo scontro e il fatto compiuto a una difficile ma fondamentale opera di confronto. Eppure il confronto è il sale della democrazia. E i ricatti non lo sono. Speriamo che Marchionne, che il dialogo ha scelto duramente di non perseguire e sembra avere l'obiettivo di annientare la Fiom che rappresenta milioni di lavoratori, ascolti il messaggio. La democrazia è difficile, ma quando si tocca la vita delle persone, i loro diritti, i loro orari, il loro futuro non si può procedere per decretazione. Altrimenti l'Italia dei prossimi anni somiglierà molto a una caserma in cui c'è chi comanda e chi è costretto ad eseguire per potersi mantenere il lavoro (o lo studio, o la pensione o la visita medica) e campare la famiglia. Non è quello che volevamo, non è quello che vogliamo. Per questo non bisogna arrendersi. La libertà è troppo importante.
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